In un progetto così organizzato lo spazio funzionale è letto rispetto all’ambito della percezione, cioè del fatto comunicativo, che è il vero parametro cambiato all’interno di questo spazio. Come negli ipertesti, anche nella realtà virtuale quello che conta e’ la comunicazione e l’interattività con il tramite delle interfacce, che ci permettono di interloquire come con uno strumento: l’interfaccia per uno spazio virtuale diventa lo spazio stesso. Trasferendo questo concetto alla realtà fisica, l’interazione si avrà non più attraverso uno strumento ma direttamente con lo spazio stesso.
A questo punto è importante sottolineare come l’architettura e i suoi materiali siano in stretta relazione, ossia sono interdipendenti. La dipendenza resterà anche nel futuro e cambiando la natura dei materiali cambierà anche la natura della composizione architettonica.
Considerando l’informazione alla stregua di un nuovo materiale dell’architettura di oggi, possiamo presumere che, con nuove vesti, essa continuerà ad esserlo anche nel futuro; si potrebbe addirittura delineare un tipo di architettura in cui l’informazione, cioè la nuova materia prima, creerà le premesse per una diversa dinamica progettuale.
L’informazione diventerebbe così lo scopo ultimo della progettazione, mentre gli elementi architettonici sarebbero gli strumenti per contenerla e diffonderla. Per assurdo se trovassimo la soluzione per progettare uno spazio in cui fosse possibile trovarsi fisicamente e che ci permettesse di interagire con le informazioni e quindi con la comunicazione senza l’utilizzo di alcuno strumento, avremmo raggiunto il massimo ottenibile da quel preciso spazio come comunicazione e come interazione con l’informazione. E avremmmo annullato l’architettura.